Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 149
il papa sia il successore di Paolo e però maggior
de gli altri vescovi, onde conferma sempre le bolle
con autorità di San Pietro e Paolo; negano il primato
anco di Paolo e ogni capo visibile, e quanto
più
struggono, più la vi trovano. Ma parliamo
politicamente. Abbiamo visto che l’unità importa
più ch’ogni altro alla
repubblica essenzialmente
e che senza quella non si può governare: però da
tutti savii s’approva più la monarchia
di un buon
governante che di molti nella repubblica, la quale
perciò astretta nei bisogni grandi ricorre ad uno,
come i Romani al dittatore, i Lacedemoni alli re,
i Veneziani al doge. Di ciò ne sapete ragione che
il
Campanella scrive nella Monarchia cristiana
al pontefice, conveniente e futura, di cui è forse
quel che adesso
dirò. È ragionevole dunque che
nostro Signore Giesù abbia servato nella sua santa
repubblica questa buona cosa
dell’unità e però
datole maggioranza ad uno come già sempre si
teme per vero che fu conferita a San Pietro quando
lui disse dopo tre fiate nell’amore divino l’esaminò:
“Pasce oves meas, e tu Pietro e sopra questa
pietra
edificherò la mia chiesa, e ti darò le chiavi
del regno celeste.” E perchè il pontefice è quello
che unisce la
terra col Cielo, come un ponte due
rive di fiume, dunque se lui ebbe questo riguardo,
come mostrò ragionevolmente,
per far governare
da uno la stanza ecclesiastica come quella del
Cielo, secondo dice Dionigi Santo, è ben ragione
che Pietro avesse tenuto il primato e lasciatone
successore, come si dice che fu fino a Clemente,
altrimenti
non avrebbe provisto alla Chiesa per
sempre; a’ quali successero gli altri che la istoria
di San Damaso Papa sino
a sè narra e gli altri
che annoverano fino a Clemente ottavo per certe
istorie oggi regnanti e dall’unità della
credenza
sua nelle cose certe, se nelle cose dubbie dallo
Spirito Santo della Chiesa Santificatore e Vivificatore
avvisato e governato tutti noi altri in unità
conformante; la qual virtù, conoscendo Lutero