Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 196
contrarij attivi et uno passivo non contrario a nessuno
di loro: i quali diedero conditioni contrarie a lui in due
parti da loro diviso, perché in vero ogni contrarietà
si riduce alla prima contrarietà. Et diceva il Senno,
che a trasmutare la materia prima basta la contrarietà
prima, d'onde pende il divario de gli enti. E disse Dio: «Se
altri Mondi s'havessero a fare, ogn'un di loro haverìa una
prima materia et una prima contrarietà.» Dunque nella
terra dal freddo conditionata habita il freddo come Prencipe,
et vi è la densità come suo seggio, et l’immobilità come
operatione, et la negrezza come faccia, contentandosi
egli della faccia della materia: dove insiste nemico alla
luce, che il calor sparse nel suo elemento celeste, caldissimo
esistente fatto per esso calore principio attivo et sottilissimo
come seggio fatto da quello per poterlo
movere, et mobilissimo per operatione del medesimo caldo,
et bianchissimo per la faccia ch'egli diede alla materia
vinta, appellata luce. Et questi due furo primi elementi,
perché in loro stanno i primi contrarij; et sono i più
grandi corpi del Mondo et più attivi, et però i più sensibili,
che ageno però nel senso, et i più noti, et fanno ogni cosa,