Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 340
naturale age per il fin preconosciuto, seguita che ogni ente conosca e
l’instinto sia impulso di virtù sensiente. Né solo come va la saetta
vanno le cose al fine, ma come animate dalla cognoscenza del fine,
perché in loro è l’appetito del fine naturale; adunque vi è la conoscenza
ancora naturale del medesimo. E non bisogna mettere che
sia l’intelligenza o anima del mondo che conosca il fine e che la cosa
operante sia che appetisca, ma 'l medesimo ente è appetente del
medesimo, altrimente sarebbono come io et tu, de quali uno non
può appetere e l’altro conoscere l’istesso fine.
b. Avicenna, Epicuro, Diodoro, Democrito et altri dicono
poter il sole far huomini. Ma queste raggioni provano il contrario.
Di più almeno si vederebbe in qualche luogo huomo nascer come
topo; ma non mai ciò si vede, né istoria certa l’afferma;
dunque non può farsi si non per coito, come Averroe affirma. Ma
perché l’huomo costa d'elementi, e quelli elementi precedono di
tempo gl’elementati, dunque il primo huomo fu da Dio creato di
elementi, contra quel che dice Averroe et Aristotele non esser creato
da Dio; né può l’huomo esser coeterno al mondo, sendo elementato
con tempo. Dunque bisogna assegnar la sua origine e l’Autore,
et sì degli altri perfetti animali e pesci, huomini e pesci, balene e
tutti. Gli huomini selvaggi nacquero da civili, e quei del Mondo
Novo passaro da Gronlandia in Estosilant e dal Ciappone a Quivira;
et era da Maroco al Brassil passaggio per l’Isola Atlantica sommersa
nel diluvio, come dice Platone, nell’Atlantico].