Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 376
questo (onde ei i sapori mezzi come da dui estremi compisce),
perché i liquori humidissimi come il vino et altri salsi et amari non
son dolci, e le cose secche come il succaro non son amare. Dunque
il sapore siegue la virtù del calor natio.
c. Il simile dal simile non pate augmento di forza, ma sì ben
di copia, la quale poi se rinforza.
d. Dunque l’amaro è vicinissimo al dulce: onde i medici prohibiscono
le cose dolci a i terzianarij, perché subito si convertono
in huomor colerico.
e. Non serve lo sputo, come dice Aristotele, per dar il sapore
alle cose secche, perché bisogneria far una secca sodezza nella lingua
per dar sapore al humido. Onde erra pensando che il sapore sia
composizione del humido col secco, poiché si trova nelle
cose pure secche o pure humide; et essendo attivissimo come nel
pepe, non può venir del secco et humido, per sé non attivi enti.
f. Così il grasso ancora serve per ungere la cotenna per
non incresparsi, e serrare il passo alli escrementi. E cinge una rete
grossa i budelli e 'l fegato per non disseccarsi e star lubrichi a far
prontamente gli ufficij. E 'l precordio è una membrana atorno il
cuore sempre piena di acqua fatta dal fumo eshalante, perché il
cuore movendosi non diventi arido.]