Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 409
il gioire senso del bene, et il bene quel che conserva, et
il dolore senso del male, quel che strugge. Da questa
natura sua consigliato lo spirito trovò nelle guerre et nelle
chiese i suoni: ma quelli aspri et varij, perché lo conturbino
ad ira contra il nemico; questi poi soavi et consonanti,
perché movendolo legermente l’invitino ad unirsi
nella sua testa a contemplatione. Ma le troppo piacevoli
consonanze, che in diverse parti movono lo spirito con
ventilarlo senza lacerarlo, et l’una seguita l’altra senza
batterlo et condensarlo, ma repigliandolo in diverse guise,
l’invitano a grande allegrezza: onde raccolto nella testa
tutto per godere il suono s'addormisce, et questo è il sonno.
«Et chi saprà - disse Dio - el temperamento humano, et
la virtù et misura de i suoni, suonando imprimerà qual passione
vorrà nell’animale». Per ciò chi sente aspra voce
si sdegna, chi placida si placa, et variandosi si varia. Quando
l’huomo vuole pigliar forza al ballare fa sonare,
perché il suono move lo spirito et l’aiuta a movere
il peso del corpo com'egli vuole; ma se un suona la gagliarda,
non potrà un altro la spagnoletta ballare, perché
volendo lo spirito moversi in questa guisa di moto viene