Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 316

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insieme. Però Pallade vince Calliope e Marte, che essa ha l’armi di
Marte e le scienze di Calliope.
Il medesimo deve usare con quei della Taprobana e della China e
del Giappone, donando scienze e stampe e pitture e altre arti che essi
ammirano, e occuparli in esse, e per tal mezzo introdurre il Cristianesimo
a loro; ma non bisogna mostrar troppa avarizia e crudeltà con
essi confini, perché potrebbero unirsi per rabbia e dar qualche impedimento
all’imprese di Spagna.
Del Gran Can del Cataio non bisogna curare per adesso, sendo egli
fuor di strada alla navigazione spagnola, e non confinando con noi, se
bene è da temere di lui al re di Persia e al Turco, perché spesso han
corso tutta l’Asia i Tartari, e si fecero cristiani e donaro a noi Ierosolima.
Ma per la nostra dappocaggine, vedendo essi che tra noi combattevamo
senza rispetto della commune religione, han disprezzato il
Cristianesimo, e preso le leggi macomettane, che allora stavano in
osservanza e reputazione in Oriente. Onde lasciaro poi senza guerra i
Turchi e Persiani spesso da loro vinti, e aborriro i Cristiani, come
gente discordante con se stessa e da poco. Ma oggi credo che la mirabil
Monarchia di Spagna, che cinge il mondo attorno, li disporrebbe
al Cristianesimo, se si facessero guerre in Oriente, tanto più che
Macone è diviso in più sette.
Di più, quei di Calecut e Goa sono cristiani nestoriani, e con loro
è facile l’unirsi al vecchio Cristianesimo, mostrandoli che la Chiesa
romana Dio ha mantenuto con imperio per suo seggio in terra, e tutte
l’eresie loro restaro senza imperio, come Arrio, Macedonio, Nestorio,
Apollinare e altri loro amici eresiarchi.

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