Tommaso Campanella, Poetica, p. 355

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poi, e far come fa Dio, che del male e delle menzogne se
ne serve a benefizio di noi e a sua gloria, il che insegnammo
nel Dialogo contro l’eretici.

I primi soggetti dunque sono i più veri, ché li poeti
stessi – che sanno giudicare delle loro arti e a cui
le leggi commandano che si deve credere, dicendo che ad
ogni esperto nella sua arte si deve credere – han dato
titolo di poeta a Lucano, come Dante, dove tra i poeti
dice aver visto:

...il quarto era Lucano,

così come Ausonio dice che Lucrezio è poeta, parlando
del furor poetico così:

et docti furor arduus Lucretii,

e Ovidio del medesimo dice:

carmina sublimis tunc sunt peritura Lucretii,

e Orazio d’Empedocle disse:

...dicatque perire poetas,

e Lucrezio, Ennio e la Bucolica di Virgilio han molti
poeti che la ricevono nella lor compagnia. Ma chi dicesse
il Petrarca non esser poeta ne’ suoi veri amori [...]:
dunque chiaro è che la verità non nòce ad essere poeta
buono, ma nòce ad essere tristo. Avuto il soggetto vero
per primo, in qualunque parte si dà licenza a favoleggiare
con utile del lettore, come fe’ Virgilio, l’Ariosto e
il Tasso, per ben che al Tasso era men lecito, avendo
soggetto sufficiente; e questo favoleggiare ad ognuno è
lecito, che ammaestra per altrui esempio a vivere, quando
l’esempio non ha tutte le perfezioni che si ricercano:
onde Senofonte, benché non sia poeta, può fingere de’
costumi, della vita e della morte di Ciro molte cose
contrarie all’istorie, facendo professione non di istorico,
ma di dar documenti ad un principe grande in che modo
dee vivere e governare sé e i suoi per arrivare a vita immortale
e di re degna: e questo è più tosto officio d’oratore
o filosofo morale. Dunque, a tutti essendo commune

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