Tommaso Campanella, Poetica, p. 410
i figli ameranno donne contro la voglia de’ parenti,
e spesso meretrici,
le quali averanno le loro ruffiane e
serve di casa, in modo che giongeranno a dodici o
quattordici
personaggi al più. Parlo così perché so doversi
introdurre mercanti,
vecchi amanti rimbambiti, soldati
vanagloriosi, e sbirri, e simili, secondo che occorre
nell’occasioni
quotidiane, onde si cava l’argomento di questo
poema.
Si fanno cinque atti al più, divisi in scene tre o quattro,
dette così da’ luoghi ove
si recita, senza colore, benché
adesso s’usano, come prima, i suoni, o non visti o
apparenti,
per trattenimento, finito ciascun atto e nel principio
ancora. Gli atti
si distingueranno da’ principali
atti dell’azione, come nella tragedia; la scena dai
diversi
colloqui che occorrono negli atti. [La lunghezza della
commedia] deve
esser tanta, che si possa rappresentare
in quattro o cinque ore o sei, fatta in dialogo
sciolto,
interrotto il poema dalle calunnie. Se bisognerà, si commenda
la favola
che s’ha da recitare, cattando attenzione,
benevolenza e docilità secondo fa mestiero,
come dissi
nella Rettorica.
Tre sono le parti principali: nella prima s’introducono
i princìpi degli amori e i
caldi affetti e cose seguite
tra gli amanti, come ambasciarie, inimicizie, ingiurie,
...fraudes, bellum, pax rursus...
[come dice] Parmenone di Terenzio; e le cose passate
non si rappresentano, ma si
narrano dai primi parlatori,
in modo che la tessitura del passato col presente sia
intesa.
La seconda ingroppa talmente la favola in mano degli
amanti, che pare non si possa
distrigare; il che fia
o per importunità de’ rivali, o promesse fatte loro dagli
amanti, [o] temino da’ parenti, che stanno per sapere
il negozio, o averanno
saputo ch’eglino amano meretrici
o donne di loro indegne, ch’averansi fatto promettere
che non prenderanno altre mogli, oppur sono ammogliati
a donne gelose, o patiranno
qualche accidente per
lo quale perdessero l’amiche e i servi loro consultori