Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 166

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CAPITOLO 2
La magia sopranaturale consistere nell’amicizia del Creatore,
né potersi commandare alle creature,
né far miracoli se non dalla parte di Dio

I primi uomini conoscevano Dio manifestamente per l’opera della
creazione ancora fresca, e per li continui benefizii e apparizioni
di quello, talché chi era più amico della prima causa era più sapiente,
poiché la sapienza è lo stesso culto divino, cioè la religione,
come dice Iob. Dunque, chi meglio lo serviva, aveva più obedienza
dalle creature e faceva opere miracolose.Ma perché si sdegnarono
gli uomini di servire al più sapiente uomo, fecero divisione,
e perché la religione non li sforzasse a star soggetti al gran
sacerdote amico di Dio, introdussero nuovi dèi per ragion di stato,
dicendo che quel Dio che in forma umana o d’altra spesso appariva
era alcun di loro.
S’appellava comunemente Dio Iove, onde la lingua ebraica, figlia
della caldea che fu la prima, ancora lo chiama Ieova. Il primo
che s’usurpò nome di Iove fu Belo, descendente di Nembrot, capo
della monarchia assiria e padre di Nino, dalla qual nazione,
cinquant’anni da poi, si partì Abraham e seminò il culto del vero
Ieova per il mondo, e gli fu per questo da Dio promessa l’eredità
di tutto il mondo, poiché egli era dell’Autor del mondo conoscitore;
e così veramente è avvenuto, ché non si trova nazione che
non si vanti venire da Abraham: li Maomettani per Ismaele, gli
Ebrei per via d’Isaac, i Cristiani per via di Davide, del cui tronco
venne Cristo, e insertò noi a quel ceppo santo come olivastri nell’oliva.
E verrà tempo, come si vede disposto, che tutto il mondo
tornerà al culto di Dio vero e sarà figlio d’Abraham, non spurio
come Macone, né carnale come gli Ebrei, ma spirituale, poiché
ad Abraham l’eredità dell’universo è promessa, secondo dice
san Paolo.

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