Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 70
Ma questo nulla resolve, perché nel medesimo tempo questa potenza
indivisibile più specie sente, perché di quelle essa stessa s’informa,
come dicono. Dunque non basta che l’organo sia informato,
ché non si sentiriano mai, et essa è indivisibile, né sta divisa come
corpo in cui per varie parti varie cose toccano, onde resta il
medesimo inconveniente.
Alessandro Afrodiseo si cruccia di questo argomento e dice finalmente
che saran nella potenza in quel modo ch’è l’odore e il
sapore nel pomo e il colore insieme, che son cose diverse in un
soggetto. Poi, veggendo che la potenza incorporea non stimaria il
bianco e il nero contrarii, ma solo diversi, se così fosse, ei discende
a dire che sia corporea l’anima senziente, e così è chiaro che
possa e caldo e freddo sentire in diverse sue parti, e di bianco e
nero infarsi, e la mette temperamento del corpo, il quale, essendo
tutti elementi misti, se non è atroce difensor del falso, bisogna che
senso doni agli elementi, ché altramente non potriano essi darlo
al misto, poiché il senso è passibilità conveniente a loro, e non relazione
di mistura, come dissi nell’altro libro.
Ora a noi è facile rispondere a questi argomenti, perch’essendo
corporeo e mutabile lo spirito in diverse sue parti, è mutato da diverse
specie e tutte insieme le sente, ma, se fusse informato, una sola
forma potrìa capire e sentire in una volta. E li stessi moti restar
in lui sopiti, altri venendo, si vede nell’aria e acqua con facilità. E
poi da consimili svegliarsi e farsi la memoria e reminiscenza e discorsi.
E ogni sensazione esser immutazione il tatto prova, che si
scalda, affredda, punge, alliscia, aggrava, patendo non forma, ma
mutanza. E il gusto e odorato nulla forma figurale ammettono, se
non sapori e odori che sono azioni di calore in sottilezza o in grossezza
ingeriti. E il suono esser moto dell’aria, e non specie né forma,
Aristotele lo confessa; ma la vista fece che s’inganni, perché nella
pupilla l’imagine del visibile scorgeva, il che intramettendo, contra
Platone, e per informazione, lo spinse a dir che si faccia il senso;
ma Platone dice per moto e alterazione dottamente.
Pur questo della vista è fallace argomento, perché vi son le tuniche
trasparenti e il cristallino umore per ricevere la luce tinta