Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 9
unite in tal temperie. E benché le corde del liuto sian materia
dura, e poi temperate faccian musica, nondimeno essa musica non
è una cosa, ma diversi percotimenti d’aria da diverse corde fatti,
e tanto dura quanto esse corde son sonate da chi ha l’arte o la possanza.
Dunque, l’unite qualità mai non sentiranno se virtù senziente
non è in loro che le avvivi e muova. E perché da sé le cose
senzienti moversi concedono questi filosofi, da sé sentire devono
affermare ancora.
Non dico però con Anassagora che sia ogni cosa in ogni cosa
attualmente, se bene il cibo mangiato si divida in carne, osso, nervo,
pelo, andando la parte simile al suo simile, onde pare che lo
stesso nel mondo sia, poiché ogni cosa d’ogni altra si fa per successione;
ma affermo questo avvenire dalle varie disposizioni della
medesima materia; laonde altra parte è atta a farsi osso, altra
carne, altra acqua, altra fumo; e queste disposizioni si variano
sempre, da che fu il mondo, per le varie azioni de le virtù agenti;
onde parve ad Anassagora che ogni cosa sia in confuso e dalla consimilitudineria
nascere e nella consimilitudineria tornare. Vero
è il suo argomento che ogni cosa, non facendosi di quello che non
è, si debba fare di quello ch’è; ma non doveva dire che sia in quel
modo che si fa ascostamente, e che poi si scuopra in copia di tal
forma. Ma si fa il fuoco di legno, che non è fuoco ma è altro, e più
di legno che di pietra, perché è più disposto. Ma la pietra fricata
come il legno getta fuoco, e più la marchesita che un’altra, perché
ha più fuoco ascosto, come l’odore sulfureo mostra e la cenere
delle scintille. Et è falso Aristotile che il moto faccia questo, poiché
maggior percossa manco fuoco caccia dall’altre pietre. Ma la
materia, dov’è stretto e sopito il caldo, percossa si rilassa, e il caldo
prende vigore di manifestarsi e uscir con le particelle accendibili,
perché nullo dà quel che non ha. E benché sant’Agostino affermi
che di tutte cose sieno i semi occulti, onde par che dica