Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 52

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intese da Dio potentissimo, sapientissimo e ottimo, onde in
lui nullo ente pecca e fuor di lui sì; ma non si va fuor di lui,
se non per noi, non per lui, perché in noi la deficienza è, in lui
l’efficienza. Onde il peccare è atto di Dio, in quanto ha essere
ed efficienza; ma in quanto ha non essere e deficienza, nel che
consiste la quidità d’esso peccare, è in noi, ch’al non essere e
disordine declinamo.
Ospitalario. Oh, come sono arguti!
Genovese. S’io avesse tenuto a mente, e non avesse pressa
e paura, io ti sfondacaria gran cose; ma perdo la nave, se
non mi parto.
Ospitalario. Per tua fè, dimmi questo solo: che dicono del
peccato d’Adamo?Genovese. Essi confessano che nel mondo ci sia gran corruttela,
e che gli uomini si reggono follemente e non con ragione;
e che i buoni pateno e i tristi reggono; benché chiamano
infelicità quella loro, perché è annichilarsi il mostrarsi
quel che non sei, cioè d’essere re, d’essere buono, d’esser savio,
ecc., e non esser in verità. Dal che argomentano che ci sia
stato gran scompiglio nelle cose umane, e stavano per dire
con Platone, che li cieli prima giravano dall’occaso, là dove
mo è il levante, e poi variâro. {i Solari} Dissero anco che può essere
che governi qualche inferior virtù, e la Prima lo permetta, ma
questa pur stimâro pazzia. Più pazzia è dire che prima resse
Saturno bene, e poi Giove, e poi gli altri pianeti; ma confessano
che l’età del mondo succedono secondo l’ordine di pianeti,
e credeno che la mutanza degli assidi ogni mille anni o
mille seicento variano il mondo. E questa nostra età par
che sia di Mercurio, si bene le congiunzioni magne l’intravariano,
e l’anomalie han gran forza fatale.

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