Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 404
che i pesci l’han tondo, dove l’acqua ingrossa il visibile; et che in
esso si fa la vista; et che le parti nostre si veggono nel specchio
come son presentate, perché la destra va al suo sinistro ma l’inferiore
all’inferiore, la superiore alla superiore; e siamo in lui come
una maschera involta; e non si fan tre piramidi ma una, poiché toccando
con la mano la faccia allo speglio - così come in lui
si presenta - è la sinistra destra; né quivi si ponno far piramidi, sì
perché lo speglio non ha fondo a dietro come il cristallino ha il
vitreo, sì ancora perché la luce destra della mano non può torcersi
nella destra dello speglio che mira alla sinistra della mano e per
consequenza non può far cono commune a due piramidi, poiché
è impedita dalla opacità della mano a passar oltre. Dunque il cristallino,
sendo speglio piano in sé, per semplice piramide fa la
visione. Altrimenti ho scritto del concavo.
l. Dui esempi varij, perché la medesima apparenza si fa se
la vista si move e s'el visibile: però chi va in nave par veder moversi
la terra.
m. A chi ha i spiriti sottili e pochi o 'l cristallino liquefatto
abbisognano li occhiali che faccian le cose picciole, stringendo la
luce invece del cristallino; a chi ha spiriti assai e 'l cristallino addensato
occhiali larghi, che la luce spandano, convengono. Chi
l’ha spiriti assai e gli humori liquidi di meglio vede la sera e di lontano,
perché poca luce è lui propria; ma chi ha spiriti pochi e
densi humori, meglio di vicino.]