Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 445
amor lo concipe et l’ingenera, come dicemmo di sopra.
La femina, essendo di carne rara et spongiosa et di calor
debole, si matura più presto dell’huomo: onde ne i dodici
anni è atta ingenerare, presentendo nella sua debolezza
prima di quello la mortalità, di cui è rimedio, come dicevamo,
la generatione, ché le piante deboli prima fruttificano
delle forti. Et in quest'età non potendo cuocere la copia
del sangue proprio et convertirlo in peli et escrementi,
come fa l’huomo, viene a gettarlo fuora per le
vene ogni mese purgandosi. È così infetto quel che getta
che fa arrabbiare i cani, seccar le piante novelle, le donne
disperdere et ammazzar il fanciullo nel ventre: onde non
si deve stimare ch'egli sia seme. Pure quando s'ingravida
la donna si ritiene il sangue, perché non noccia alla creatura,
et perché ha bisogno di copia di sangue per nutrir due;
et si sforza la natura di beneficarlo, ma, non potendo affatto,
vengono le pregnanti a patire molte infermità. Però fino
alli vent'uno anno non è ben cotto perfettamente il seme
del maschio, grosso et viscoso, che si possa in ossa et nervi
ben distendere et addensare: onde quel de giovani
è simile al donnesco, acquedoso et liquido, perché il calore