Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 110
diviso tra figli suoi, ma in comune lasciò le possessioni.
E san Clemente dice che poi il ius gentium »propter iniquitatem
induxit bonorum divisionem». Santo Agustino non danna
quelli heretici Apostolici per quello articulo di comunità, ma
per la comunità delle femine. Le quali san Clemente vuole che
ancora «sint communes ex praecepto Petri apostoli: Etiam, inquiens,
et coniuges sine dubio». Il che la glosa intende «quoad
obsequium, non quoad thorum».
E così Tertulliano scrive che gl’antichi christiani havean ogni
cosa in comune altro che le mogli, si ben nelli servitii erano
comuni, e non nel coito, et è mentita d’Aristotele che mancheria
la charità in comune come un poco di miele in un vaso
di acqua, perché questo è vero dell’amor partiale e proprio,
non della charità, la qual Platon conobbe che ci fa nascere
non a noi soli, ma alli parenti, alla patria et all’amici, e Lucano
dice essere profession di ragionevoli Stoici, come
Catone: «Nec sibi, sed toti natum se credere mundo». Dunque