Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 139
di sua clemenza salvar tutti; nondimeno la chiesa si attiene
alle pene eterne, che dice il Vangelo esser date a diavoli et
huomini rei.
E certo se miramo questa minaccia di Christo, è verissimo
che la pena sarà eterna, e la voluntà da Dio signata è tale, /e la
ragione il dice, che sì come haveria l’huomo peccato sempre
vivendo sempre, e però in quella voglia impenitente morio:
così sempre deve poi patire in virtù di quella voglia eterna,
talché solo alli impenitenti si deve. E di più contra l’eterno
Dio pecca l’huomo, onde merta eterna pena, che quanto a sé
vorria che Dio non ci fosse, perché non lo punisse.\
Ma se miramo alla gran pietà sua verso le sue fatture, ci resta
di sospettare che la voluntà del suo beneplacito sia di salvarli
nel mondo rinovato, e che l’infinita sua bontà assorbirà la finita
nostra malitia, se no né è infinità, se non in quella final
impenitenza che esso può mutarla. E sì come disse che volea
distruger Ninive e poi nol feo, ma li fe’ fare penitenza, potria
alcun pensare che dica Dio doversi pena eterna alli rei, perché
si guardino di peccare, ma dopo molti secoli che stenteranno
nell’inferno, si moverà a compassione, e li muterà l’animo,
e li farà pentire. Nondimeno questo asserire che sarà così
è temerità, pia d’una parte, o meglio adulatoria; dall’altra heresia,
mentre altro ni è significato da la chiesa e dal vangelo. Se
bene Origene lo interpreta d’altro muodo che Agustino e gl’altri
fanno, et a questo si crede comunemente, e che l’anime
vengano alli corpi per essercitio e per meritare sopra si è detto.
Che l’huomo sia libero è cosa manifesta, almeno nel volere
e disvolere, nel che sta il peccato, come scrissi contra Calvino,