Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 140
et è pazzia pensare che Dio faccia peccar gl’huomini intrinsecamente
e concorra col diavolo a far pegio di lui, e che l’huomo,
quando biastema Dio, è spinto da Dio a biastemarlo:
dunque Dio è contra se stesso e diviso?
La credenza poi del peccato d’Adamo è molto più efficace,
e queta il cervello, perché tanto scompiglio di varie sette e di
falsitati et iniquitati, che accecano gl’huomini e la potenza di
malvagi e guai di buoni e travagli di miseri mortali, è stoltitia
pensar che Dio per sé l’habia seminati. È vero che si fa la
comedia a lui, perché ogni cosa anche mala risulta a
sua gloria: ma non però lui così haveria voluto antecedentemente.
Noi damo il cavallo in preda di leoni e miramo il
gioco, quando vedemo che è restio e superbo, non però vorriamo
questo gioco. Ma come questa simiglianza sta con
Dio, che tutto sa e può mutare, e tener che non si muti, altrove
scrissi. E che li filosofi che attribuiscono alle stelle succedenti
a regnare, e del mutato cielo, e d’altri governatori del
mondo sopragiunti, altrove mostrammo esser cosa finta, e che
queste e tutte cose senza Dio non si mutano.
Ma che per lo peccato de l’huomo, signor de le creature
inferiori, si sian tutte mutate contra noi, è cosa più facile e pia
a credere, massime quando vedi san Francesco innocente et
altri pii esser obediti da tutte quelle creature. Onde ben segue
che Christo venne a ristorar lo stato dell’innocenza, e che ciò
ha fatto e si va facendo con ordine di natura invisibile, come
il crescer delle piante, e si vedrà per tutto quando fia una
gregia et un pastor.