Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 141
/Il peccato di Adamo, per esser stato nel Mondo non scompigliato,
e non haver radice infetta in sé, né esempio di altri
peccanti, e per esser primo ceppo del genere humano, fu quasi
infinito, e si propaga, e non il pomo, ma la dissobedienza e
colpa.
Né la morte di Christo ci salva in quanto è peccato di suoi
occisori, ma in quanto pena e paga di quanto doveamo patir
noi. E fu tale che pur il peccato degli occisori scancellava, se
volean conoscere il rimedio, come dice san Bernardo alli argomenti
di Pietro Abailardo. Ma questo loco non richiede
tali dispute, che si cerca il quia. Basta creder che sia possibile,
e che almeno per amore e per esempio nostro, la prima Raggione
abbia ciò fatto, che il secreto de la Redentione ha più
fede che argomento. Ma questo si vedrà nel sequente capitolo.
Non contiene dunque il vangelo bugia nelle sopranaturali
cose, né impossibilità, né stoltitia, ma sommo amore, pietà e
providenza di Dio verso noi, e ha fatto e fa santi che con
miracoli e virtuti provano questo, e si levano a Dio, comunicano
con l’angelo a far certa et evidente fede della verità christiana.\
Di queste cose non rendon né san render conto le altre
sette del Mondo, et a filosofi questa christiana passa per più
ragionevole e pia, e la sperienza di santi ci deve quetare.