Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 150
mondo, e però è così errore questo come, si volendo adorare
il Re, lasciassi d’adorar l’anima, perché non la vedo, e delle
membra adorassi solo gl’occhi e l’orecchie e la testa, ma non li
piedi e le gambe, perché invero il sole, il cielo e le stelle
sono come occhi e testa e membra nobili del mondo, e la
terra come scabello e piedi.
E di più è periculoso adorarli, perché, sendo belle e buone
cose, più sanno ingannar la gente a lasciar il vero Dio et incorrere
in questa iniquità massima, che Iob attribuisce a chi adora
il sole e la luna.
Però non dubito io che il sole e le stelle siano vivi e sentano
benissimo assai più che gl’animali, perché lo senso sta nello
spirito sottile passibile e conoscente, e l’orecchie et occhi e
narici non sono sensi, ma pertugi e finestre, per le quali entra
l’ogetto sensibile allo spirito sentiente, onde, partito lo spirito,
l’occhio aperto non vede, come molti dormeno ad occhi aperti
e non vedeno, né l’orecchio ode benché aperto, ma lo spirito
che va e viene, e serramo un occhio quando volemo che
tutto lo spirito vada all’altro, nel tirar de la balestra alla mira.
Et è stoltitia d’Aristotele dir che la potenza informativa
dell’occhio e di sensorii veda e senta, perché lo spirito che sta
come huomo in casa, e non come forma, sebene l’anima informa
l’uno e l’altro come la luce l’aria, ma non vede
l’occhio se lo spirito si ritira a dormire, o a pensare, o ad ascoltare
fissamente, benché vi sia anima in quello.
Dunque dissi che le stelle son tutto spirito sottile, e che
veggono non per fenestra, come noi, ma alla scoperta, e così
toccano et odono il moto di l’una a l’altra, e fanno armonia, e
di più son animate di anima intellettuale, e però dice Dio:
«Cum me laudarent astra matutina» in Iob, et Abacuc e Debora
confermano, e per questa guisa si potriano adorare,
come pur si adoran gl’angioli.