Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 162
soddisfattione falsa, vile, picciola, e recano appresso male
penoso misto con loro.
E tutto l’inganno sta nella confusione del male e del bene,
che si fossero divisi non si potria peccare, perché il male non si
può amare per sé, né il bene odiare; ma per accidente, sendo
misti, cercando il picciolo bene, con cui sta molto male, peccamo
contra Dio e la natura, che ci mostrano altro bene vero,
e cercando quel male che porta molto bene, come le medicine
e penitenze e fatiche, meritamo. E male in essenza non
ce n’è, se non in rispetto del particolare, come dissi.
Qui puoi vedere come Dio concorre al peccato in quanto
have esistenza e qualche bontà, tanto al peccato di natura come
di costumi, e non concorre in quanto è privo d’esistenza e di
bontà vera, et è difetto d’ordine.
Stimar poi che li beni di terra non venghino dal cielo è
stoltitia, poiché vedesi dal sole e dalle stelle ogni cosa producersi
trasmutando la terra. Dunque il medesimo Dio è de
l’uno e de l’altro elemento, e ’l diavolo non è patrone, ma
birro meschino, e ci tenta a far male, perché egli è malo, non
per natura, che Dio lo fè buono, ma per voluntà perversa, e
gode di haver simili.
Il che vedemo in noi stessi, che spesso, potendo o sapendo
ben fare, facciamo piutosto male; dunque pensa che lo stesso
sia avvenuto al diavolo, e però Dio lo permesse, che di lui si
havea a servire a far giustitia.
Di questa sua caduta non parlò Mosè né Christo, si non
poco, che «homicida erat ab initio», ma ben si ha per traditione
di tutte le nationi, e per sensi mistici di Scrittura, e per
dichiaratione dell’apostoli. Noi poi, stando al buio,
l’ultimo gran fine ignoramo. Solo ti dico che il peccare non è
da Dio, né parte di libero arbitrio, ma viene dal non essere,