Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 164
Esamina del culto divino di Christiani e dell’altre
nationi, e che secondo la natura di veri amanti
e veri sapienti il culto e sacrifitio christiano
è ragionevole in grado supremo,
e della magia divina
dell’eucharistia.
Cap. XII
/Come è naturale a gl’huomini conoscer potestà superiori a
lui, e spiar li cieli et effetti loro, et investigare la prima causa,
onde ogni bene deriva e da cui tutti pendemo, così è naturale
anche riverire i superiori, et assai più la suprema causa, e perché
a questa come potentissima, sapientissima et ottima non
si deve il medesimo culto che all’altre, perché saria empia ignoranza,
dunque particolar modo di riconoscerla si ricerca. E
perché da lui ogni bene dipende, le cose più buone che da lui
ricevemo fur da tutte nationi dedicate a lui et offerte.\ Né
trovaro il più grato quanto ad offerir animali e biade delle
quali cose noi vivemo, significando che da Dio ricevemo ogni
bene, e però a Dio fan quella dimostratione, che poi con buona
ragione resta ad uso di sacerdoti servi di Dio.
Ma pensar che Dio ci doni le sue gratie e si plachi di nostri
peccati con li sacrifitii esteriori, e non con l’interno, è stoltitia
empia, perché neanche l’huomo si placa con doni, se crede
che non l’ami da dovero, e che ci li dan di mal animo. Solo
dunque serve il sacrifitio come signale del sacrifitio de l’animo.
Onde Platone scancella della sua republica quel verso:
«Munera, crede mihi, placant hominesque deosque». Onde
son certo che noi da Dio non ricevemo cosa più eccellente