Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 166
di Greci. Lo stesso si legge di Romani, e dell’egittii nella Bibbia,
e delli leviti, che eran sostentati con le decime nella legge
di Mosè, /e se non ci fossero sacerdoti, chiaramente non potria
Repubblica sossistere: perché non ci saria Religione, che è
l’Anima unitiva, per l’unità divina degl’animi di tutti cittadini,
e per consequenza di corpi e fortune. Né li popoli obederiano
alle leggi né alli prencipi, se non fosse il timor della
Religione, ma ogn’hora vederesti seditioni, scisme, crudeltà e
ruine di stati. Dunque si vede esser cosa divina e non astutia
la Religionein communi. Dunque il primo sacrifitio è dell’animo,
et a questo tutti siamo obligati; il secondo è di corpi
e degl’animi insieme, col qual i sacerdoti per sempre stanno
sacrificati; ultimo è di beni esteriori, che noi offerimo: e
questo è di animali e di biade. Ma nulla cosa di queste per sé
può piacere a Dio, se non in quanto è segno della servitù
interna.
Potria parer che il miglior sacrifitio dopo l’animo fosse quello
del corpo, et invero è così: ma non quando si occide, come
usano li Messicani, Brasili, Peruini et altri barbari. Anzi li
Romani e Druidi in tempo antico han fatto qualche sacrifitio
tale. Ma quella usanza è maledetta, perché sendo Dio nostro
padre non gode del nostro male: dunque uccider huomini
sendo male, non può a lui esser sacrifitio, e con questo uso di
più si inducono poi a mangiarsi,\ e non è cosa più pernitiosa,
contraria alla natura nostra, quanto mangiar carne della nostra
specie, e si ben le gatte magnan li figli et altri animali
quelli di sua specie, et è utile e saporosa, onde Diogene stimò
non essere contra natura mangiare almeno quelli che si uccidono
in guerra, questo esempio tira a mangiar di tutti, et