Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 167
usar tra noi grandi insidie, e corrompere la giustitia per mangiare
carne, e la pietà e l’humanità. Né si deve imitar la bestia
da l’huomo, ma la ragione.
Poi si deve stimare che è dispiacevole a Dio tutto
quel che a noi è male e ruina, perché egli è padre buono e non
crudele, tanto più che i diavoli si dilettar di questo sacrifitio.
Ben comandò, per dar esempio a noi di obedienza, che Abramo
immolasse Isac, ma poi nol comportò. Se fe’ morir quelli
dieci della stirpe di Saul per placarsi dell’iniquità del padre,
non però fu sacrificio se non a quel senso di Seneca «victima
nulla Iovi magis opima quam caedes tiranni». Christo permesse
essere ucciso per li peccati degl’huomini e per mostrarci
di morir per la ragione, e come morendo si vince, et offerì
se stesso in sacrifitio, ma non in virtù di quelli che l’uccisero
come empii, non come sacerdoti, ma di sé, che come sacerdote
a Dio padre si diede, et in tal modo ognun che per la virtù
more è martire e sacrifitio a Dio soavissimo, pur che non da
sé, ma per resistere alli tiranni si offra alla morte in difesa de
l’honor di Dio, e de la ragione.
Poscia, mirando i sacrifitii delle Nationi fatti a Dio,
non trovo che riprendere, mentre non donano alle creature
l’honor del Creatore: ma da gl’effetti del culto e di ogni sacrifitio
si può de la bontà di quelli far giuditio.
Trovi fra gl’hebrei tanti profeti et huomini dottissimi che
parlaro con Dio e fecero tanti miracoli, onde non si può stimar
il culto loro si non rationale accetto a Dio. Vero è che la
servitù di Dio era piena di cerimonie e di lavande e di oblationi
et uccisioni di animali, che quasi mi par impossibile che
per espiar tante contaminationi in che si incorre tra loro, e