Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 181
Coloro i quali dalla ragion si mossero son degni di
laude, ma perché potero errare, non sono degni di fede indubitata.
Tali son li filosofiPlatone, Socrate, Seneca, che confessaro
quel che ignoravano e quel che sapeano schettamente, e
tra li legislatori vi è Dracone, Solone, Licurgo, Caronda e
Foroneo, che le loro leggi fondaro in raggione, e così la dottrina,
senza sangue, e senza miracoli, senza profetia: questi
parlaro saviamente, e si forzaro far huomini buoni, e non di
acquistar honore e ricchezze a se stessi.
Quelli che dall’astutia o dal demonio furo mandati, convengono;
tra filosofi, è Aristotele, Epicuro, Hippia, Homero,
Arrio, Calvino, Lutero e simili, che per guadagnar danari et
honori vani scrissero e parlaro di quel che non sapeano, posero
la religione in burla e quel che essi ignoraro stimaro falsità
e furbaria come la loro.
E tra legislatori trovo assai astuti, che o per ambitione propria,
o perché si credettero che l’arte degl’altri legislatori fosse
astutia pure, e fintione di savii li miracoli, per tener il
popolo in obedientia con inganno amoroso o pernitioso, finsero
essi ancora esser mandati da Dio, e fecero miracoli falsi, e
donaro legge.
Questa opinione crede di tutti Varrone, et Averroè et Aristotele,
che ogni legislatore sia astuto fingitore per ben suo e di
populi, e così l’empio libro De tribus impostoribus dà ad intendere.
Io fra questi tali soglio ponere solamente Minos, Numa
Pompilio, Pittagora, Zamolsi, Romulo; Macometto e Cinghi
penso siano stati dal diavolo e da l’astutia ingannati et ingannatori,