Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 21
Religione e pietà et amore la hipocrisia et impietà, e che tutta
questa gente, di qualunque natione si sia, si serve di Dio e del
nome de la potenza, vicaria della potenza di Dio, e del nome
de la sapienza, vicaria della sapienza di Dio, e del nome della
bontà e del amore, vicario de l’amor divino, e che a quelli non
serve, né all’Altissimo, come dice e professa; con ottimi argomenti
cercai non esser ingannato.
Dopo mirai tutte le professioni et arti di mortali, et esaminai
la filosofia di Aristotele c’hoggi regna, e la trovai sofistica per lo
più, e che di quelle cose che non sa finge saperle, come di moti
del cielo e motor loro, dell’anima, di Dio, e di cose tali; e quelle
che sa, se le fa sconoscere a se stesso, poiché nega non solo il
calore al sole, ma anche la luce (che più chiara verità e più
sconoscenza affettata?), e copia le parole altrui come sue vendendole,
e di diversi libri compone il proprio; né vede che tra
quelli ci è repugnanza grande, qual tra Parmenide et Ocello,
prendendo di quello due principii, e poi da questo quattro elementi,
che dovean esser duoi, si in loro li principii stanno distribuiti,
parlo delli reali et esistenti, non finti di suoi settarii.
E mi accorsi che non ci era altra scienza se non saper parole
di huomini, e difender quelle o false o vere, e che le antepongono
alli scrittori sacri e alla Biblia con mille glose fantastiche
accordandole, et ogni setta fondarsi su la fede che dona al suo
maestro, e su l’ostinatione di parole sottili per difesa.
Poco differenti trovai li platonici, ma manco arroganti, e li
stoici più discreti; li pittagorici più religiosi; li telesiani più
sensati e soverchio humili; li cinici inerti e vertaderi; li scettici
irrisoluti anche a mangiare, li Democratici grossolani
troppo; la scola di Parmenide eminente e celestiale. Ma tanto
divario in ogni materia fa stordire ogni acuto senno: ma chi è
grosso si attacca ad una, e di quella si innamora.