Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 218
E come venne non per salvarci a forza, ma con maniera
naturale e divina, persuadendo con fatti e parole il vero modo
di vivere.
E che li dannati non sono quanti si dice, e questo giuditio
è molto occulto.
Che pur non è vero che il diavolo ne habbia più che Christo,
perché non egli tiene e punisce gl’huomini, ma Christo li tiene
e punisce, il quale è eterna Ragione, per mezzo del diavolo strumento
de la giustitia punitiva, regola de la prima Ragione.
Che la venuta di Christo non fu vana per salvar solo un dito
e perire tutto il corpo de la spetie humana, poiché mai nel
Mondo mancò la ragion di vivere bene, e chi si danna si perde
a sé, non a Christo, che Christo non perde cosa alcuna; poiché
quelli che non domina come padre, domina come giudice.
E che il suo sangue non fu dato al diavolo per liberar la
gente, ma al vero Dio per sodisfacimento di peccati e rimedio
delli peccatori, applicandosi per via delli sacramenti, o del
vivo affetto, che alla prima Ragione ci unisce.
Che una sola è la legge del Mondo, che fa gl’huomini innocenti,
e che questa rintegrò Christo, e che ognuna è vera o
falsa in quanto a questa si accosta o si oppone; che rimediò
agl’eletti che non haveano strada di tornar in paradiso, sendo
dal peccato impedita, e come andavano prima al Limbo; e
come Christo morì, e resuscitò, et ascese al cielo per farci la
strada con fatti e con esempio e con dottrina, e chi viverà
secondo la ragione vivendo, e morendo, resuscitando, et andando
in cielo, a lui consimile si farà sempre.
Che Christo resuscitando,\ se non comparve in piazza,
non si toglie la fede, perché parve a più che cinquecento
fratelli, dice Paolo, et a tanti degni di fede.