Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 227
li virtuosi che son testimonii della sua stoltitia e
dapocaggine.\
All’incontro poi la mente del giusto, come dice il savio,
«est quasi iuge convivium», e dell’iniquo tutta sospitione,
desiderii ardenti, stimoli di ambitione, di ricchezza et altri
etc., piena di passioni etc., né ci è filosofo che questo non
consideri.
Ma quel che più importa, ogni sorta di gente piglia
piacere solo dalle cose piacevoli, ma li savi christiani, cioè ragionevoli,
pigliano piacere anche dalle spiacevoli.
E chi affanna per la sua dama, e prova gl’affanni esser dolcezza
per quella ricompensa leggiera, sapendo che fa piacere
ad un pezzo di carne con dui occhi, intende quel che dico.
Dunque avanzan li christiani di piacere ogni setta, perché
hanno piacere del male e del bene, e l’altri solo dal bene, e di
più assai men del bene, che non li filosofi e li christiani.
Dunque almeno è quatruplicato il piacere del christiano vero,
e quel de gl’altri sempio, e Platone dice molto più, facendo il
conto sottile con Socrate suo. Dunque in legge di natura questo
è vero.E se tu dici che li filosofi e Christo si ingannaro, io
ti dico che questo loro inganno li fa beati e giocondi sempre,
et a te la tua vera gioia ti fa pieno di guai, perché solo pensando
c’hai a morire, ti leva ogni gioia, perché non credi altra
vita; e nelle tue gioie sempre sei afflitto, che non ti puoi satiare
senza ramaricarti, e turbarti di mille maniere.E li
christiani credeno che la morte sia varco a miglior vita, e con
dolcezza la pigliano, e tu con spavento e doglia. O Macchiavello,
ecco la tua scola ingannata!
E s. Pietro disse questo secreto a Simon Mago, che se pur
altra vita non fosse, la conscienza buona in questa fa più beato