Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 25
Lascio tanti mali che son nel Mondo di nocivi animali,
serpi, spine, mosche etc., tante tempeste e tante inondationi
di guai etc. Se Dio è buono, onde viene tanto male? perché
soprabonda al bene? Se ciò viene dal peccato originale, che
colpammo noi in quello dove non consentimmo, e che colpa
han le bestie che patiscon li medesimi guai?Dunque tutti
siamo di una razza e chi sa (dice Salomone) se l’anima nostra
va in su e quella de le bestie in giù. Così nascemo, mangiamo
e moremo noi come le bestie; né si trova senso in noi che
non sia in loro; sino alla profetia si trova tra le bestie: adorano
pur la luna l’elefanti, si purgano dopo il coito. L’herbe anco
girano col sole et han religiosità. Ma più sottilmente si vedrà
dentro questi argumenti.\
Di più, viddi che quelli che difendon la religione con lo
martirio e miracoli dell’antichi fundatori, non son atti a far
miracoli, e molti si ne trovano finti, e non son atti a
pigliar martirio: ma sono nemici de la croce e «terrena sapiunt»;
predicano il cielo e si afferrano alla terra, come il
zingaro: Guarda, compare, suso, e tu guardi, e ti piglia li danari
dalla borsa. O come Diogene, che avendo fame sputava
dentro la minestra, perché gl’altri la lasciassero, et esso poi
solo si la trangugiava. Così paion li clerici, che predicano contro
li dinari, contro la libidine, contro le ricchezze, contro
gl’honori, et essi si li pigliano, et a tempo di tribulatione fuggono
li guai, e li lasciano alle pecore loro, e pur si fan tener per
santi. Onde è nato proverbio che «li santi moderni fan dubitar
di vecchi», e che l’istorie di santi sian fraude, almeno in
gran parte. Et invero chi è risoluto nella credenza, e si fida in
tutto e per tutto di Dio, non può stimare né prezzar la vita, né
altra cosa. Che se l’amor donnesco ti fa abandonar ogni cosa,
e dì e notte andar cercando l’innamorata, assai più deve
far l’amor divino del sommo bene, e della prima Bellezza.