Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 31
maniera, ma per il fine che poi siegue. E fu posta la grossa
pietra nel fondamento per arte di sostenere e perché di su non
cagia, e che la necessità accorge l’arte nostra a ciò fare.
Ma l’arte della natura con intendenza variò, facendo le grosse
e le leggiere; e l’arte divina nella natura fece questo consiglio,
et è pazzia pensare che l’arte fa la fenestra per vedere, e che la
natura non fè l’occhio per vedere.
4. Se poi si mira la fabrica del Mondo comunque la pigli, o
con Aristotele, o con Tolomeo, o con Copernico, o senza,
pare ammirabile, degna di stupendo artefice, e se io scrissi
contra loro, dissi fra me: Questa è tanto stupenda opera che
per ogni verso che l’occhio la mira cagiona maraviglia a ciascuno.
Ma l’ignorante Epicuro disse che ogni matina il sol
nasce di vapor terreno, e la sera muore, e se non si trovava
l’altro emisfero, anchora qualche pazzo lo crederia; e lo stesso
dice delle stelle.
5. Mirai poi il sole cinger la terra con tante fascie, cavalcarla
il giorno, e succeder la notte per concipere il seme col freddo
stringente, assaltarla per diverse vie scorrendo dall’un
tropico all’altro, e la notte ristorar quel che il dì li si toglie, e
l’inverno quel che l’estate; e come il sole pian piano cala abasso,
mò più veloce, mò più tardo, e come si va restringendo
nelle obliquità. E le tante stationi, velocità, tardanze, retrogressioni,
elevationi, depressioni di pianeti, e varie faccie e
luci variabili della luna, e distintion di forze e di virtuti e di
tempi e di commoditati mostrano benissimo come il fabro
eterno si serve di loro per generar le seconde cose artificiosamente,
in quel modo che ’l fabro alza il martello, il cala, il