Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 4
sole in tenebra, la luna in sangue. «O curvae in terris animae
et coelestium inanes!».
Veramente tu sei beato, Schioppio mio, che porti il petto,
la lingua e le mani piene di luminosa sapienza e di zelo
ardentissimo per spanderlo sopra i ciechi figli de la cara tua
Germania: vedi dentro le tenebre, camini tanto sicuro che le
ricchezze, le dignità, la requie, le delitie conosci esser viltà, e
solo stimi ornarti di trofei d’anime guadagnate al Re del cielo,
cosa di te degna. Stimi più il tutto che la parte, e fra tanta
caligine hai scorto me meschino afflitto a morte, e venisti a
darmi soccorso. Io non t’invidio questa gloria, ma assai più
mi stimola che null’altra gran cosa. Ti mostrasti amante di
una mia estrinseca bellezza, e poi mi mostrasti le bellissime
virtù tue con fatti tali, che di amator diventasti amatissimo.
Usasti meco la magia di Socrate. M’hai anticipato tutta la
gloria. Ciò che io facesse per te è atto servile, perché faccio il
debbito; inutile servo io sono per gloria tua. Perché quando
io potrò dissobligarmi, e poi cominciar ad obligarte? mai, che
ti devo me tutto, e sempre.
Hor perché conosca il Mondo, che non sdegno tal servitù,
non potendoti venir appresso, ti mando inanti questa
facella: la quale legherai alle code de le volpi tu Sansone, e
brugerai le biade di Filistei. Si chiama questo libro del tuo
nome, perché sì come tu, stando dentro le tenebre di Germania
con mille veli a gl’occhi, giocondi per amor della padria e
giovevoli per la paterna protettione, tanto belli, delicati, e trasparenti,
che pareano gioie; e non di meno con sagacissimo
intelletto da te medesimo ti sei levato alla luce de la verità
(senza dubbio prevenuto da la gratia divina da te non impedita,
e dono di discretione tale, che me anchora di tanto lontano
discernesti sotterrato con occhio di linceo); e gittati e squarciati
i veli indegni caminasti ad occhi aperti al sole della verità,
alla scola di Christo, alla santa chiesa Romana, e subito