Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 43

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/Hor perché l’huomo serrato nel carcere del corpo incorre
in molti errori, et a lui si vede esser naturale il cercar Dio et
adorarlo, e sape l’opere sue, et in questo grandissimi errori
commette, è conveniente dire che Dio habbia ammaestrato
gl’huomini, e dato loro leggi, et insegnato quel che cercano
con tanta ansietà, perché è benignissimo.
E questo non è sua viltà, ma grandezza, condescendere alle
sue creature, poiché grandezza fu il crearle di niente e lavorare
tante minutissime cose con tanta arte.
E perché egli {Dio} in sé è lucidissimo, potentissimo et inaccessibile
più che non è il sole agl’occhi nostri, convien dire che sia
comparso in qualche forma a noi accessibile, come forma di
Angelo e di huomo ad Abramo, e di foco a Mosè, e di luce ad
altri (non che l’infinito si finisse in queste forme, ma si manifestasse
come finito alle finite creature); e perché nulla cosa
può farsi all’huomo più giovevole quanto darli legge, è ragionevol
credere ch’habbia egli ciò fatto,\ e che sendo venuti tanti
scompigli all’huomo errante tanto dalla regola de la ragion
prima, toccava al medesimo suo auttore amoroso e buono
aiutarlo e riconciarlo, come ogni fabro riconcia l’opere proprie
che ha fatto.
E perché era inaccessibile la divinità immensa e l’huomo
per natura alle cose finite s’appiglia, et alle visibili dalle
quali riceve beneficio, onde adorano altri le stelle e ’l sole e
gl’elementi, altri gl’animali e poi le statue di pietre e di legname,
non solo delle cose dalle quali hebero benefitio, ma pur
dalle quali hebero timore; così adoraron draghi e cocrodilli e
ogni cosa vile. Ma era conveniente al Creatore distoglier le
sue creature da tal culto vile et empio. Né con la legge di
Mosè ciò far ben si potea, perché pur restava Dio inaccessibile
e li hebrei sempre cadeano all’idolatria. Talché li parve convenientissimo
che Dio si facesse huomo adorabile al nostro
muodo.

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