Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 45
Dunque quella arte che negl’effetti tutti riluce, quella
stessa s’incarnò, e per quella era huopo riconciar l’opere guaste.
Talché quell’arte, detta Verbo da theologi, ha qualche distintione
col suo principio a cui è uno, e questa si dice distintion
personale, e ponesi paternità e figliolanza tra loro, perché
s’origina l’un da l’altro vivamente e non si può a gl’huomini
insegnare con migliori vocaboli questa dualità: e poi la trialità
che resulta dall’amarsi l’un l’altro. /Perché da noi a lui argomentamo,
e così pur nominamo, e poi la trinità che resulta
dall’amarsi si conobbe con più difficultà, perché Platone e li
Stoici conobero Dio e ’l verbo suo esemplare. Trimegisto pone
poi lo spirito terza mente da loro procedente, ma non senza
divina inspiratione. \ Et io in ogni cosa trovai possanza, sapienza
et amore esser principii conponenti metafisicali, e che
la potenza è perché è, e la sapienza è perché può essere, dunque
pende dalla potenza, e l’amore è perché può e sa essere,
perché non si ama quel che si ignora, né quel che non si può
sapere né amare. Dunque l’amore in tutti gl’enti pende dalla
potenza e dalla sapienza. E si vede che questa trinità mai non
si potea conoscere in Dio, se la sapienza non si incarnava,
mostrando che, si può convenire incarnatione a lei et all’altre
eminenze no, ci era tra loro qualche distintione. E questo
misterio però fu ignoto all’antichi filosofi et alli profeti
confusamente insinuato. Con ciò poi sta che sapienza sia et
amore e potentia ogni persona divina, pigliando queste voci
essentialmente, ma non personalmente. Se tutte queste cose
ragionevoli e possibili appareno, dunque non deve l’huomo
savio dubitare, perché li testimonii che han scritto, visto e
provato queste verità non furo poeti né filosofi né astuti legislatori,
ma gente grossa, semplice, d’animo bello e puro, e ci
persero la vita per predicarla tra tanti guai et afflittioni, e persecutioni
e con miracoli stupendi e con spirito evidente dal