Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 47
Che ogni cosa è intesa e voluta da Dio per providenza
universale, e che non vi sia caso e fortuna
e fato, se non rispetto alli particolari, e
che però uno sia Dio eminentissimo
e non più, senza sospetto
di sua bontà.
Cap. V
Senza dubio è da stimar, che non venga nella casa del Creatore
(che così chiamo il Mondo e sua statua et imagine e
teatro de le glorie sue e trofeo visibile) operatione, attione,
passione, figura, sostanza, similitudine, contrarietà, bene o
male che non sia conosciuto, inteso e fatto pur dall’Auttor
del Mondo.
Perché altrimente bisogneria stimare o che ci sia altra causa
prima da cui pendessero quelle cose, che alla sua providenza
et operatione non soggiaceno, e come dicono li Cataini esser
un Dio del cielo, un altro della terra, sequendo Manicheo; o
come li gentili posero più Dei colligati per fato, che Giove il
cielo regesse, Pluton la terra, Nettuno l’acqua, et altri altri
corpi del Mondo; e che pur fossero spesso in disparere tra
loro, e che pur al fato sottostanno.O bisogneria dir che Dio è
uno, e sta sogetto al fato, e non può venir ogni cosa a suo
muodo, perché non può resistere a tutto, come disse
Ovidio et Homero; o pur che, se può, ignora molte cose che
vengono a caso, o non vuol governarle per qualche negligenza.