Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 50
che fortuna, e sorte, e caso siano cause, ma solo ordine
del primo ente ignorato dalle cause particolari, e fatoè l’accordio
di tutte le cause agenti insieme in virtù della prima,
che tutte l’ordinò a fini loro particolari, onde resulta il fin
totale previsto.
Mira in una città tanti artefici, agricoli, soldati, rettori,
sacerdoti, venditori, compratori, parlatori, passegianti, quescenti,
ridenti, piangenti, che son colligati ad una vita.
Hor questa colligatione parturisce varii affetti et atti a varie
persone, e poi a tutta la Republica: quando guerra, quando
pace, quando giochi, quando fame, quando abondanza, secondo
il concorso di tutti insieme apporta. E questo si dice
fato, ancor che venga da cause libere e necessarie insieme;
ma al supremo Rettore, che sa per difetto de l’agricole venir
la fame, et il gioco per la lascivia del figlio del Prencipe, et
altri effetti per altre cause, dell’ordine e commodità o scommodità
dell’altre concause da precedenti cause e dispositioni,
e queste d’altre, e queste d’altre sin che arrivi al principio
e prencipe del mondo, necessariamente seque che a tal (dico)
supremo rettore e conoscitore non si dica caso l’effetto fatale,
sendo antivisto nelle sue cause. E spesso un minimo athomo
par causa et effetto grandissimo, quando movesse l’occhio
del Prencipe a voltarsi e vedere a dietro a sé cosa, onde
muta proposito e stato alla Repubblica, et un chiodo nella
guerra lancia il cavallo dell’alfiere, e l’alfiere vacilla con l’insegna,
vacillando l’insegna si dissanima l’esercito, si perde
una giornata campale, e si muta signoria e stato, e tutte le
cose di un regno. Dunq’un chiodo ha fatto tanto a
caso e per fato? Ma Dio, che havea ordinato per il chiodo
mutar il tutto, non è sogetto al fato, perché il chiodo et ogni
minutissima cosa a lui è manifesta ab aeterno,che ordina
per lunga serie di eventi ab initio questo evento a questa
ogni cosa, e così tutti gl’altri. E però scrissi in Metafisica che