Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 57
nella donna strana, e contra la giustitia. Né la morte de l’innocente
in quanto innocente è buona, ma, sendo misto il
male e bene, sciegliemo il poco bene con molto male, e questo
è il peccato.] Hora Dio concorre a quelli atti, come spinger
la spada, pungere, passare, usar la generatione etc., ma
non al dissordine, ch’è uscir della regola et ordine de la giustitia,
se non permissivamente, perché esso n’ha di cavar meglio
di questo male, o noto o ignoto a noi. Come al sartore lascia
tagliar il panno, perché n’ha da far una veste, et all’aratore
lacerar la terra per seminar il grano. Se questa filosofia mirava
Calvino, non dicea che Dio è causa attiva del male in quanto
male, ma solo permissiva in quanto male, e attiva in quanto
bene.
Falsa cosa è dunque stimare che sia più il male che il bene
nel Mondo, perché ogni cosa è buona per sé et al tutto, et il
male in natura è solo rispettivo, et in moralità non è altro che
difetto di magior bene et abuso del bene. Ma questo difetto
et abuso solo a chi pecca si imputa, cioè alla causa particolare.
Anzi né anco le cause particolari sequeno il male in quanto
male, se non in quanto è misto a qualche bene o dilettevole o
utile o honorevole; che il male in quanto male nulla creatura
eliger può, perché tutte son fattura di Dio, e non si
ponno spogliar dell’amor de l’essere e del bene.
E li diavoli e li nemici di Dio, che biastemano Dio, fan
questo, perché lor pare bene vendicarsi contro Dio, che apprendeno
come giudice malo et ingiusto, di modo che veramente
non biastemano Dio, perché Dio non è malo né ingiusto,
ma biastemano quella cosa che si fingon nel lor pensiero
che sia mala, e questa falsa persuasione è più pena loro.
Cqui mi risi io quando pensai a tanto alto concetto, e
sensato e vero, e risolsi questi argomenti che mi faceano dubitare,
come Dio lascia contra sé tanti biastematori sparlare: