Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 65
altri animali son più forti di lui, e lo vincono. Né di sentimenti
esteriori, poiché l’aquila vede meglio, più acutamente e di
lungi, e così il linceo, e ’l cane meglio odora di lontano cercando
la caccia col naso, e distingue l’odor dell’huomo e della
belva. Il lupo poi ha l’udito più sagace, e di lontano, e così il
sorce, e molti animali. Del gusto e del tatto non ci è certezza,
benché Aristotele affermi l’huomo nel tatto vincer gl’altri,
poi che vedemo il ragno con sì mirabil destrezza toccare e
tessere le sue reti a pigliar mosche, e le ape contrattar il miele
e la cera con tanta delicatezza distinguendoli e fabricando le
loro celle; e molte cose a noi paiono amare, che ad altri animali
son dolci. E stando in ostinatione non si può convincer alcuno
che noi siam migliori di tatto che gl’altri animali. El
tatto non si stima senso di scienza da tutti filosofi, benché
io habia mostrato che ogni senso è tatto in diverse maniere
fatto in diversi organi. Né trovo io sempre che li più molli
di tatto sian più savii, ma quelli ch’hanno le celle interiori
meglio formate, e lo spirito più sottile e più puro insieme,
facile a patire e moversi d’ogni moto senza essere interrotto da
fuligini, né dal sollecito suo mancamento fatto per esalation
subitanea, come adviene alli smemorati troppo sottili e caldi.
Poi all’incontro trovo nell’huomo tanta divinità, che non
sendo coperto di pelo né di piume, né potendo moversi, né
tenendo corna, né denti come l’altre belve, e nascendo inerte
e piangendo, nudo et abietto senza poter aiutarsi, né mangiare,
né moversi come gl’altri animali, fra poco tempo diventa
di tanto senno dotato che doma tutti gl’animali, li vince e li
comanda, a leoni, a leopardi, ad ucelli, a pesci, a cavalli; e di
tutti si serve et a nullo serve, ne fa mandre di loro, gregi
et armenti, e li consuma, e mangia, si serve di lor carni, e
frutto, e pelli e de l’ossa, corne, della forza, del moto, li cavalca
e fa ciò che vuole. E di tutto il mondo basso pare un Dio.