Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 72
stelle, e piante fece come se di loro bisogno havesse non havendone,
ma solo per bontà ammirabile, che non invidia l’essere
agl’enti che conosce poter essere pur dentro la sua infinità,
ma ogni possibile riduce ad atto, secondo la misura de la
sua possibilità in mente ideale dell’altissimo prevista: così bisogna
dire anco che senza haver bisogno dell’huomo a lui si
mostra. Ma di ciò più cause et assai dissi in Metafisica, e che
l’huomo, sendo uscito dalla Religione perché è il culto
del vero Dio, lasciò Dio che servisse a sassi, a serpi, et a vilissime
creature, e conoscesse che differenza è servir all’Altissimo
et a cose tali, e poi misericordiosissimamente li sovvenne.
La religion de le bestie è servire alle creature più nobili di
loro, e dalle quali bene mortale ricevono. Quella de l’huomo
al creatore, da cui anche immortale propria felicità.
9. Di più, in favor dell’immortalità ci è argumento grave
nella mia filosofia così. Nullo effetto si eleva sopra la sua causa,
dunque se l’anima humana fusse temperie d’elementi, come
Galeno dice e molti peripatetici, o solo lo spirito caldo e
sottile del Tilesio (benché egli agiunge pur la mente da Dio
infusa), ingenerato dal sole, non potria l’huomo intendere
più che gl’elementi e ’l sole, né appetire cosa infinita, né sopra
gl’elementi, come si scorge nelli bruti ch’altro non badano
che la presente conservatione, né si elevano a contemplatione
sovrana al senso. Ma l’huomo non solo intende
gl’elementi, e poi il sole, ma camina più sopra, e poi più sopra
il cielo, e tanti sopra se ne imagina che in infinito camina et
intende, e Democrito et Epicuro, che negano l’immortalità,
pur affirmano che ci son infiniti mondi fuor di questo. Gran