Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 85
per la successione degl’enti, che mostrano la sua Idea qui basso.
E che tante cose si fanno nel Mondo, non perché l’huomo
solo le conosca e laudi Dio esso solo, che ignora le migliori et
innumerabili, e solo la scorza sa di quel che conosce, ma per
gl’angeli e creature superiori son fatte troppo che le vegono
internamente, che son sciolte, e scorron per tutto il Mondo
subito, e le mirano e stupiscono come in così materiali fattezze
faccia tanti lavori, e lo laudano et ammirano.
Vidi poi che il gaudio del mangiare era pure non gaudio,
ma mancamento di male, perché la fame è stimolo del ventricello
voto, che si stringe e viene eccitato dal malinconico humore
acetoso, e l’huomo mangia per impir quello, e così coce
il cibo, e si nutrica ristorando quel che ’l calor di continuo
li fura. Dunque è un affanno, e con affanno si procura il
cibo, e si mastica e si cuoce, e poco di diletto si trova per
attraherci a questo fastidio, e non morire.
L’honore pur dà gusto, ma si acquista con fatiga grande, e
servire a quello è intollerabile servitù che ti toglie la libertà di
far quel che vuoi: ma fai quel che non volresti per non perderlo.
E certo è solo un saggio di immortalità, che l’honor ci
serba nella memoria e nel nome.
La filosofia trovo che sia gran sodisfacimento all’huomo,
ma con afflition si acquista, et è piena di incertezza, né mai ci
può satiare. Dunque la parte che disse Salomone: «Laetari,
manducare et bibere et gaudere cum uxore sua» più è infelicità,
e «vanitas vanitatum».
E chiaramente si scorge che l’huomo, conoscendo tutti li
beni del Mondo per vani, li si convengono altri beni migliori,
et a quelli è nato, a cui la sua sagacità lo mena.
Dissi poi alla Intelligenza mia mastra: Se la terra fu fatta
per carcere dell’intelletti peccanti e per esercitio delli beatificabili,
delli quali si fa semenzaio in terra per traspiantarli poi