Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 94
ha posto. Ma l’huomo conoscendosi più nobile delle creature
di qua basso, e che le stelle e ’l cielo hanno divinità limitata,
conobbero che ci è una causa magiore et infinita, et a quello
come magnanimi solamente <diedero> il loro ossequio e servitù,
e viddero che il cielo, la terra et ogni ente serve a questo
primo.\ E che all’huomo sia più naturale che alle belve si vede.
Perché chi più sa più sagacemente arriva alla conoscenza della
prima causa, e chi più la conosce più l’honora e riverisce.
Dunque è più naturale all’huomo che alle belve adorar la divinità.
E questo è la Religione. Un bifolco che vedesse un Re
tra boschi, non l’honorerebbe come Re nol conoscendo, ma li
suoi cortigiani subito si inchinano, perché più lo conoscono.
/Di più non si può fondar repubblica senza Religione, altrimente
saria una latroneria e continua rissa e tradimento de
l’uno all’altro, e non si astineriano di errare in secreto, pensando
di non esser visti, ma solo in publico: dunque la Religione
è necessaria per difender il ius naturale tra gl’huomini,
dunque è naturale, così come è naturalmente l’huomo animal
politico più che l’api, formiche e grue.Anzi anche all’huomo
che vive nei boschi è natural la Religione più che a gl’elefanti,
così come è natural amare e servire a maggiori, e si fan romiti
per servir solo alla prima causa, e nulla natione si è vista, benché
selvagia, che non adori qualche cosa per Dio.\
Ti fa veder anche la Religione esser naturale, perché subito
che l’huomo ha qualche gran bene o gran male si volta in
cielo a ringratiare o domandar aiuto, con quel medesmo istinto
che la mano da per sé aiuta la testa per lo consenso dell’anima.
Et è naturalissimo quando uno ci fa benefitio riverirlo et
amarlo, e da quello chieder aiuto, quando mal ci avviene; e
questo usamo noi e li bruti con li padri nostri.