Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 45

Precedente Successiva

Dopo mangiare si rendon grazie a Dio con musica, e poi
si cantano gesti di eroi cristiani, ebrei, gentili, di tutte nazioni,
per spasso e per godere. Si cantano inni d’amore e di sapienza
e d’ogni virtù. Si piglia ognuno quella che più ama, e fanno
alcuni balli sotto li chiostri, bellissimi. Le donne portano li
capelli lunghi, inghirlandati e uniti in un groppo in mezzo la
testa con una treccia. Gli uomini solo un cerro, un velo e
berrettino. Usano cappelli in campagna, in casa berrette bianche
o rosse o varie, secondo l’offizio e arte che fanno, e gli
officiali più grandi e pompose.
Tutte le feste loro son quattro principali, cioè quando entra
il sole in Ariete, in Cancro, in Libra, in Capricorno; e fanno
gran rappresentazioni belle e dotte; e ogni congiunzione e
opposizione di luna fanno certe feste. E nelli giorni che
fondâro la città e quando ebbero vittoria, fanno il medesimo
con musica di voci femminine e con trombe e tamburi e artiglierie;
e li poeti cantano le laudi delli più virtuosi. Ma chi
dice bugia in laude è punito; non si può dir poeta chi finge
menzogne tra loro; e questa licenza dicono che è ruina del
mondo, che toglie il premio alle virtù e lo dona altrui per
paura o adulazione. Non si fa statua a nullo, se non dopo che more; ma, vivendo,
si scrive nel libro delli eroi chi ha trovato arti nove e
secreti d’importanza, o fatto gran benefizio in guerra o pace al
publico.
Non si atterrano li corpi morti, ma si bruggiano per levar

Precedente Successiva