Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 22
Pitagora e Platone, e si cava da Mosè nel giubileo e settimane, e da
Geremia anco nel sabatismo di terra santa, e dalla medicina nelle
febrili circolazioni, e nel variar delle complessioni et etadi, e da
Augusto in quel che scrive al nipote che nelli 63 non era egli morto,
fatale punto, perché è di sette via nove composto, e Dio in numero
ogni cosa fece. Dunque è indizio di gran mancamento o aumento o
variamento in tutte le cose questo tempo.
Si vede ancora mancar la profezia delle monarchie, poiché
Balaam, che registrò Mosè Num. 24, si fermò in quella d’Italia,
dicendo: Venient in trieribus ex Italia, et superabunt Assyrios, et vastabunt
Hebraeos, et ad novissimum ipsi perdentur, né parla di spagnola monarchia.
Dunque bisogna che ella sia inserta nell’italiana, e può seguitare
anco il fato di Tiro e di casa d’Austria, poi che si deve stimare che
quando parla di Tiro s’intenda ancora di Spagna, essendo che i Tiri
occuparo prima la Spagna, e fecero colonie nella Betica, e poscia
i Cartaginesi furo colonia di Tiro, e seguiro il costume, li dei e la
navigazione di Tiro, e gli Spagnoli furo colonia di Cartagine, e
seguiro l’astuzia, costume e dei loro, e poi fatti cristiani patiro tutti i
mali che Dio dice in Ezechiele, Ieremia e Isaia di Tiro, e hanno anco
l’industria e potenza in mare come Tiro.
Or dico, se Spagna vuol seguire quel fato di Tiro, patirà più ruina
per superbia volendosi esaltar sopra la Chiesa, come Tiro fece per le