Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 284

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convenienti alla natura loro, si sollevaro agevolmente, e così fecero le
ruote di republiche e capitani a guerra commune contra Spagnoli, e
ciascuno s’aggrandì appresso a loro, ch’hebbe ingegno e valore, defendendo
e predicando li ingegnosi l’eresia a loro amica per aggrandirsi,
e li valorosi defendendo la libertà a loro diletta ed esaltandosi con
varie maniere.
Dopo seguitaro le guerre di Spagna contra loro, le quali sdegnaro
quei popoli per lo spopulare che faceano, e diedero autorità a capitani,
cioè al Principe d’Orange, e oggi al suo figlio maggiore, perché facendosi
essi capi della libertà, i popoli li han seguiti volentieri e esaltati
avidamente, e i capitani per far i Spagnoli più odiosi a quella gente si
forzaro d’introdurre il Calvinismo contrario a papa e a Spagnoli più
assai, che non è la diversità de costumi e corpi e animi, poiché quelli,
come dicevamo, sono biondi, grandi, licenziosi, ebrii, golosi, impazienti,
indiscreti, sanguigni, liberali, ecc., e questi negri, piccioli, astuti,
sobri, austeri, continenti, pazienti, discreti, melanconici, avari, ceremoniosi,
gravi e in tutto varii, sì che tra loro non può allignare amore,
non vi essendo somiglianza unitiva, la quale consisteva prima
nell’unità della religione e dominio, e poi tolta via restaro in tutto dissimili
e inimicissimi: onde i Fiandresi odiano più la servitù spagnola
che amano la propria vita, e i Spagnoli odiano più quelli che il diavolo,
se bene sono più discreti a coprir l’odio che non sono i Fiandresi.
Ma però combattendo per vendicarsi quanto male hanno potuto fare
han fatto crudelmente, e il non considerare di queste cose rovinò tal
dominio.

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