Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 110
l’uomo in commune, ma non le sue particolarità, et è propriissimo
alle bestie, che tutti gli uomini stimano di una sorte, come noi
tutte l’ova di una gallina; e chi vede le carte di fuori si pensa esser
tutte uguali, ma chi mira dentro, distingue dicendo: questo è spada,
questo coppe, e chi sa il gioco dice: questo è asso, questo donna
di coppe, e porta tanto. E da lungi mirando, dico: è uomo;
da vicino: Pietro.
Dunque l’intendere in universale è senso languido e lontano, e
la memoria è senso sopito, e il discorso è senso strano e in simile.
Ma il senso è sapienza o scintilla di sapienza divina, onde san Pietro
disse a Simon Mago (mentre quelli l’argumentava che se Cristo
era sapienza di Dio doveva comparir prima nel mondo e aiutarlo,
e non tardo, quando s’incarnò) che sempre fu noto al mondo questo
primo senno, e che in tutte le cose si trovava, e ce ’l dimostrò così:
che se le piante con arte fan le foglie e le spine, e gli animali pur
con ragione si reggono, e le pioggie con tempo e opportuna ragione
si fanno, ne segue che la prima sapienza sia in ogni cosa, perché
dove ci è ragione ci è senso e sapienza, quasi mostrando che il senso
sia più sapienza che la ragione. Dunque san Pietro antepone i
sensi ad ogni conoscenza. E dicendo Simon Mago che ci era un altro
Dio e un altro mondo sopra di questo, perché la ragione ce lo
persuade vedendo tanto male e disordine nel mondo nostro, onde
bisognava che ci sia un Dio più buono e un mondo più buono, rispose
san Pietro che credere a queste ragioni senza esperienza del
senso era vanità, e che Dio del nostro mondo ci donò cinque sentimenti
per conoscere dalli effetti quel ch’egli è, e a questi sensi, non
alli discorsi, si deve credere; e se ci fusse un Dio migliore, doveva
darci senso et esperienza di sé, poiché è tanto buono e benefico, il
che non fè; dunque migliore è Dio nostro, che ci donò sensi e si manifestò
a noi benignamente. Dal che nota la virtù del senso, e che
la teologia vera è tutta manifesta e rivelata alli sensi dell’uomo. E
come dice san Pietro pur nell’epistola: «Non avemo seguito argomenti
e favole indotte, ma siamo stati testimoni de visu e speculatori