Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 125
ci movessimo, si dissolveria il corpo; ma lo spirito sempre si
muove nel torace, nel cuore e nel cerebro manifestamente, e noi
mo di una cosa, mo di un’altra, che in varii luoghi sono, abbiamo
bisogno, e però li moti variamo; ma il cielo beato non ha queste
necessità, ma sempre con una regola camina; e altrove mostrai che
il moto al moto non è contrario, ma la quiete al moto contrariare.
Felici sono le parti altissime del cielo che, non essendo offese
dalla terra, godono del loro moto equale, e sicure si vivono. Però
tutte le stelle fisse caminano sempre ad un modo, e di più in se
stesse si girano, e però scintillano. Né mutarsi in dietro ogni cento
anni, come Tolomeo pensa, né ogni sessantasei, come Albategnio,
le stelle, altrove mostrai, né poter convenire alla Terra moto,
contra Copernico, in Astronomia scrissi.
Le stelle erranti perpetuamente si muovono, ma non cosí ordinatamente,
perché sono vicine alla terra e cercano di vincerla e
l’assaltano in varie vie, mo dall’ostro al settentrione, mo dal settentrione
all’ostro torcendo il viaggio, e quando arrivano a certi fini,
che Cancro e Capricorno appellamo, si tornano, perché la terra
nell’opposita parte il ciel non vinca. Di più, tutti pianeti, pigliando
virtù dal sole, lui sieguono e a lui s’inchinano con amorosi
modi, et egli è prencipe della guerra contra la terra, et egli dona
l’armi a loro, e certo la vinceranno. Perirà di fuoco questo volto
del mondo, come Cristo disse e san Pietro et Eraclito filosofo.
Si vede che Mercurio e Venere, perché sono al sole prossimi,
quello di sopra e questo di sotto, come mostrai nella nostra Astronomia,
mai non si scompagnano da lui, ma sempre lo circondano,
e quando stanno in alto, che dicono l’apogeo, tanto si levano che
circolo più ampio pigliano, e il sole caminando per via più breve
vengono a restarsi dietro Venere 46 gradi e Mercurio 25 in circa,
dove, mancando loro luce e vigore, si abassano, e pigliano cerchio
stretto, e caminano veloci innanzi, laonde son detti retrogadi da
quelli astrologi che dall’occaso all’orto moversi pensano, e nel