Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 128
dice, ogni cosa che si move da motor separato è mossa, come
la pietra dalla mano, il corpo dall’anima, che sta come nocchiero
in nave separato; e il fuoco in su e la terra in giù dal generante che
lor donò la forma e le conseguenze di quella, come il moto. Questa
sciocchezza altrove mostrai, perché solo le cose violentemente
sono mosse da separato motore, ma le naturali dalla propria forma,
e così il cielo; ma il generante muove moto di generazione, ma
non locale, che poi, perduto il generante, da sé la forma il fa. Però
la terra in giù da sé cade, non dal genitore, e così il fuoco in su dal
proprio calore è spinto, e il corpo dall’anima, la quale da sé si
muove, e questo è impulso, se sta come nocchiero, benché Aristotile
qui si contradica, che altrove fa l’anima forma unita e fatta
con la materia una cosa, e reproba Platone che la mette come nocchiero
nella nave.
Dunque io dico che il cielo ha nobilissima virtù in sé sempre
mobile, come il nostro spirito sempre si muove, et è fuoco che non
va in su, perché non ci è più luogo per lui, né in giù, ché la terra
nemica il possiede; e perché è di natura mobile, in giro si volge.
Et è errore pensare che al fuoco non convenga altro moto che il
retto, poiché questo non è moto, ma un ritorno alla sua stanza, dove
poi sempre si muove, come il moto della terra in giù non è moto,
ma ritorno alla sua università, dove sempre sta ferma, e, dato
un elemento immobile quale la terra, bisogna dar il mobile, secondo
egli argomenta, quale il fuoco. Dunque non è violenza l’andare
in giro al fuoco, ma natura propria delli sempre mobili enti.
Alessandro dice che bisogna legare gli angeli alle sfere per dare
regola e perpetuità al moto. Io rispondo che meglio è dargli natura
tale che si mova sempre, e la regola nasce dal non avere disturbo,
onde li pianeti non serbano tanta regola per la nemica terra,
e quello è perpetuo che è da dentro e naturale; del che accorti,
fanno gli angeli anime delle sfere, il che a me poco cale, poiché
l’uomo ha pure anima angelica più che lo spirito igneo originato
dal cielo, e dico esser possibile, ma che le stelle, non le sfere,
sian da quelli animate, perché mostrai esser il cielo uno, come san
Giovanni Crisostomo e Teodoreto dicono, ma diverse regioni