Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 148
Dio, il che non è suo solito, come nell’asina di Balaam, non li
compone. Così Eliseo, sendo scomposto lo spirito suo, non poteva
ricevere la influenza divina e si feo sonar con la cetara, e dal
moto dell’iracundia il racchetò e purgò di fuligini o d’altro vapore,
e lo rese obediente all’anima in lui involta, e Dio significò in
quella l’ordinamento fatale. Qui bisogna guardarsi di quel che dice
Aristotile nelli Problemi. Coloro che molta e calda atrabile
tengono son pronti ad ogni moto, e così si fanno le Sibille e Bacche
che da Dio inspirate paiono, e non è così, perché viene da natural
temperie. Imperoché le Sibille profetaro di cose che mai non
arriva la sottilezza dello spirito a dirle; onde Cicerone, parlando
di quella Sibilla che profetò il Messia signor del mondo, dice:
- Dio ci guardi che sia vero che Roma perda la republica per un
tal monarca; e non è vero, dice, che sia profezia, perché è fatta in
versi e le prime lettere de li versi significano un redentore per croce,
et è impossibile ciò, perché i profeti non sanno dopo la profezia
quel che hanno detto, né in quel furore possono comporre versi
così accurati; ma saran, dice, fatti ad arte da alcuni. Dal che nota
la profezia de’ malinconici e di pitonisse, che poi ignoran quello
che han detto, perché lo spirito sottile esala e non communica
le passioni alli vegnenti spiriti. Ma i profeti di Dio sanno benissimo
quel che hanno detto perché nell’immortale anima si fanno,
e non nello spirito principalmente, e si fanno come con arte e più
eccellenti, onde il diavolo nelli spiritati e arretizii si sforza far
versi e imitar la virtù prima, ma l’empie di falsità e d’errori, come
in tante istorie ho visto.
E quel che dice Tolomeo della profezia di Giove, Venere e
Mercurio e demonoplessia causata dalla Luna e da Mercurio, afflitti
il giorno da Marte e la notte da Saturno, io provai in alcuni