Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 152
per spongia, e nel pane si vede, che toccando l’acqua tutto s’inzuppa,
e si colano per feltro i liquori ascendendo da se stessi una
goccia dopo l’altra, il simile seguitando il simile, e così spingendosi
e dilatandosi oltre, per capire dove l’altra era e l’altra succedere.
Né senza senso questo si farebbe. Di più, l’acqua nel bicchiere
posta, s’aggloba per non cadere, e, mettendo dentro qualche corpo,
s’alza e mantiene, non volendo l’una parte dall’altra staccarsi,
perché ogni divisione è morte alle cose simili e amiche. Di più, gettando
goccie d’acqua su le frondi d’alberi, pigliano la figura sferica,
e s’uniscono per non dividersi e morire, e l’una goccia con l’altra
toccandosi, subito corre ad unirsi insieme, e aiutarsi contra l’aria
avversa e contra il corpo in cui caddero che non l’assorba; e in
tavola molte goccie gettando, si vedono gonfie, e spinte non camminano,
ma toccandosi con altra acqua, subito s’uniscono. Spicciano
l’acque nei fonti, seguendo il vapor grosso con cui si generano,
non altrimente che il sangue salta dalla fronte, segata la vena,
seguitando lo spirito; et essendo strette, saltano come nemiche di
compressione, a guisa di venti e d’altre senzienti cose.
Quando in aria ci è vapor grosso assai, la parte sottile sulfurea
compressa s’accende e fugge fuori, e fa folgori e tuoni, e la grossa,
per non dividersi, s’unisce con tanto impeto che s’indura in
grandini, e però si fanno in luoghi e tempi caldi; e quel freddo, che
nell’aria è strano, corre alle cose strette come simili e più le gela.
Né i fulmini si farian d’altra maniera che fuggendo i vapori la divisione
che li reca il calore, si densano in cosa dura quando seco
han molte fuligini, che sono parti minute secche esalanti con li tenui
vapori donde escono, e però sono atti a farsi pietra, ferro e altre
tali consistenze.
Che il sangue senta, sopra si è visto, e pure lo sputo che s’unisce,
e filandosi non vuole staccarsi, e staccato si ritira al suo simile,
e gettato in terra si aggloba, e sopra cose calde si fa sferico e risalta,
e nel fuoco stride come tutti liquori, nemici di farsi aria
e fumo se non per forza. Che l’uno umore combatte con l’altro
nelle febri, è noto, ché il sangue tutto fugge e soccorre a tutti bisogni;
e, s’esce dal naso, bagnando li coglioni, corre a basso per