Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 155
ritornano poi a moltiplicare, e così le miniere di Stilo patria mia,
e le saline d’Altomonte in Calabria inferiore, <e di Neto superiore
vicino Santa Severina>, e a chi vuol ben mirare in ogni luogo
questo è noto.
Ma le pietre staccate dalle matre loro non crescono più se non
per aggiunzione esteriore, non per vegetazione; e così pur l’ossa
umane che crescono, rotte e tolte dall’animale, non crescono più,
e arrivate a certo termine non crescono più; così le corna e scorze
d’ova e denti similissimi alle pietre, e per più argomento l’ostrighe,
coquiglie e lumache, e le testudini di pietra han la veste, la
quale con loro cresce e si nutre fin a certa quantità e partecipa
qualche senso commune con loro, ma poco, come con noi quel
delle unghie. E ogni cosa che si nutrica tira a sé il nutrimento, non
d’ogni sostanza e qualità, ma di quella che ad essa è simile, e rifiuta
il contrario, anzi vomitano gli escrementi il ferro e il rame,
onde più si comprova il loro senso; ma la calamita, che al polo tira,
ci fa prova di gran senso, e così il ferro che a quella s’accosta e
muove; e nel primo libro assai di questo fu detto.
Del senso dell’argento vivo nullo dovria dubitare, poiché si vede
spiritoso e liquido insieme moversi sempre, et essendo staccato
unirsi, e per defendersi farsi sferico, e volentieri correre al metallo
più perfetto e seco unirsi; però dentro una cassa camina dall’un
angolo all’altro per arrivare l’argento, e più l’oro a cui poi
s’attacca, e con violenza si stacca, onde gli orefici per cogliere la
limatura d’oro sparsa, gettano l’argento vivo sopra, il quale tutto
l’abbraccia e unisce seco, indi, posto al fuoco, l’argento vivo esala
come cosa che tosto in vapore si converte per la sua spiritualità,
e l’oro resta; e così sogliono i furbi ingannare gli uomini dicendo
che fanno oro di mercurio. Portando io, dentro le sacche,
argento vivo ligato in carta, si partì da quella e s’andò ad unire tutto
ad una medaglia d’ottone indorata.