Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 156
Piegàti, anche i vetri e metalli tornano alla sfericità loro o dirittura,
ma più le cose frangibili, alle quali è più ruina il piegarsi.
Ci sono ancora alcune pietre, come l’astroite e trochite che Plinio
nomina, le quali, poste sopra una piana tavola e fregata d’aceto
o di sugo di limone, si muovono da se stesse, e così la pietra pomice,
<e così la pietra stellaria che si trova a Castel Nuovo vicino
l’Aquila in Abruzzo, com’il padre fra Gregorio di Nicastro mi ha
detto d’aver visto e sperimentato più volte >, imperoché sono pietre
porose che hanno spirito e parti tenui, le quali dall’acutezza
del penetrante aceto sono svegliate e si movono con tutta la mole
loro, come noi, tramortiti, con l’aglio ci avviviamo; e sono tra loro
attrazioni, ché l’ambra tiene la paglia, e alcuni metalli la palma
e uliva, del che si servono quelli che cavano tesori per indovinare
il luogo. Vicino a Roma, piantando la punta d’un coltello a
terra, vien talmente attratto per simbolo da quella sorte di terra,
che non si può distaccare senza gran violenza, come narra Enea
Silvio, e don Lelio mi disse averlo visto lui stesso.
E il corallo esser arbore petrigno in mare ognun vede, e molti
arbori aver senso e moto come la spongia marina si trovano, secondo
vide Imperato; e il Porta mi narrò che l’argento vivo,
messo in mezzo a certe acque sue chimiche, si converse in arboscello
frondoso e vago. Il diaspro, per la somiglianza che ha col
sangue, lo fa stagnare, l’abinzoar contra gli umori maligni della
febre è ottimo, e altre ad altri effetti. Ma chi è pratico nelle miniere
di metalli e pietre vede assai più meraviglie ch’io non dico,
le quali tutte al consenso e dissenso è forza attribuire.
Da ogni metallo con acqua forte oro si cava, la parte più nobile,
ma dall’oro null’altro: egli tutti tira a sé per la perfezione. Tinge