Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 169
volgari usano con le cose amate; e questa fede trasforma l’uomo
in Dio e lo fa divino: prova n’è in san Francesco, che tanto amò il
suo Signore che diventò un crucifisso come quello; e benché questo
atto è sopranaturale, pure camina secondo la natura, che trasforma
l’amante nell’amato, come diremo appresso.
Né ci vuol molta scienza in questa prima magia, ché basta l’amore
e fede a riconciliarci la prima causa, perché a lei ubidisce
ogni creatura, et ella sa come al nostro commandamento mutarla;
né miracolo può altra creatura fare, se non come amica del Creatore,
perché creare e traformare internamente senza violenza è
solo della prima Possanza, e Sapienza e Amore primo, di cui tutte
le cose constano, e a cui obediscono internamente. Che questa
magia non sia naturale, come Avicenna e più Plinio scrive, si
vede, ché nullo può morti risuscitare, aridi solidare, mari seccare,
fiumi in sangue convertire, virgulti in oro, con semplici parole, come
han fatto gli amici di Dio.
CAPITOLO 3
I miracoli fatti senza l’amicizia divina non esser veri miracoli,
ma natural magia, o diabolica, o astuzia usata con chi non l’intende
Mi fa contra però quel ch’ei narra che Asclepiade, medico in Roma,
risuscitò un morto che andava alla sepoltura; e che Iamnes
e Mambre, savii di Faraone, convertirono la verga in serpente e da
poi in verga; e che Dedalo da Candia in Asia volò, e quanti miracoli
si scrivono d’Apollonio Tianeo e di Bacco e di Giove e di
Mercurio, e di quei che incantano le biade e le fan seccare, che pur